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EuriDice

Chi è Orfeo, l'uomo che varca la soglia? E chi Euridice, donna ormai di là dall'umano sentire? Com'è fatto il luogo del passaggio fra l'umanità e la conoscenza, quale tragedia porta in sé? Orfeo è anche Ulisse, simbolo dell'essere umano, Euridice anche Circe, colei che sa... ma l'amore è al contrario, è contrario... Due mondi, due esseri, come interagiscono al di fuori dell'orizzonte (proibito) dello sguardo?

E gli abitanti di quel mondo altro, chi sono, che parte hanno, maghe e folletti di un’altra infanzia?

Con la suggestione di Rainer Maria Rilke e di tanta poesia in musica, e musica in poesia, dalle laminette orfiche restituiteci da Giorgio Colli alla coppia Euridice-Orfeo di Marina Cvetaeva...   

Chi è Orfeo, l'uomo che varca la soglia? 

E chi Euridice, donna ormai di là dall'umano sentire? 

Com'è fatto il luogo del passaggio fra l'umanità e la conoscenza, quale tragedia porta in sé? 

Orfeo è anche Ulisse, simbolo dell'essere umano, Euridice anche Circe, colei che sa... Ma l'amore è al contrario, è contrario... Due mondi, due esseri, come interagiscono al di fuori dell'orizzonte (proibito) dello sguardo? E gli abitanti di quel mondo altro, chi sono, che parte hanno, maghe e folletti di un’altra infanzia? Orfeo ed Euridice depositari inconsapevoli di un perché insolubile. L’incontro - cieco - delle due facce opposte - uomo e donna, essere vivente ed essere non vivente, mondo reale e mondo pensato come ideale, umanità e conoscenza… 

Qualcuno varca la soglia. Non il semidio della tradizione ma un essere umano. Cerca, trova e perde.  Quella soglia, quello spazio-limite, non dovrebbe esistere? Di là, trova degli esseri variamente non vivi. Interazioni, incomprensioni, intendimenti. Si può immaginare ciò di cui non si ha esperienza? Una donna muore. Due volte! E poi?

Al di fuori dell’orizzonte dello sguardo. Un patto impossibile? 

Credendo alla storia narrata, come un bambino ad una fiaba: perché si è voltato? E lei, come c’è rimasta? E dopo che hanno fatto?  Di lì a pensare, ad immaginare. A cercare conferme e smentite. Costruire uno spettacolo in cui due attori non possono mai guardarsi in faccia se non è voluto, cercare tutte le variazioni perché questo sia teatralmente possibile. Il mondo degli inferi, un mondo “altro” ma reale e concreto va in scena. Arriva Euridice, “morta”. Poi Orfeo, “vivo”. Come in ogni luogo gesti consueti, ricordi, tentativi - svolgersi di vita. Un meccanismo puramente teatrale (ma non solo) : la ripetizione. E allora non uno, ma tanti (cinque) incontri tra Orfeo ed Euridice - come un “errore” ripetuto - un “errore” sempre uguale e sempre diverso  in ogni vita, in ogni mondo, in ogni storia.Forse in cerca di un cambiamento vero, di una metamorfosi, di un punto fisico e “chimico” che sia chiave di volta dell’esistenza - forse “alla fine” qualcosa è accaduto.

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Gian Mario Villalta, L'erba in tasca

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